La forma più semplice di dammuso è u sardune. Costruito, in genere, con le pietre ottenute dalla bonifica del terreno, nel paesaggio di campagna, lo si può facilmente intravedere a ridosso dei muretti dei terrazzamenti o al centro della proprietà, nel caso di terreno pianeggiante. Esso serviva al contadino per conservare gli attrezzi e per ripararsi dal sole o dalla pioggia. A questo si aggiungeva anche una piccola stalla per il mulo, nel caso in cui il terreno era così lontano dai centri abitati da non consentire al contadino di ritornare a casa la sera.
Nelle grandi proprietà esisteva poi u loku, dove i contadini con la famiglia si trasferivano per la raccolta e la lavorazione dei frutti della terra: olive, grano, uva, capperi, etc.
Non di rado nelle vicinanze si trovava inoltre u jardinu, una vera e propria casa per l’albero, una scultura muraria di forma circolare, che ospitava al suo interno uno o al massimo due alberi di arance o limoni, allo scopo di ripararli dal vento.
Il dammuso come abitazione lo troviamo, invece, per lo più negli agglomerati dei centri abitati. Nella sua forma tipica è composto da un grande locale, sala, su cui si affaccia la camera da letto principale, l’arkova, chiusa da una tenda, e da un kammarinu ossia la camera da letto per i bambini, ma anche ripostiglio o dispensa. Al dammuso principale si affiancano spesso costruzioni adibite a cucina, a deposito, a stalla o a cantina. All’esterno, davanti al prospetto principale, troviamo un terrazzo u passiature delimitato lungo tutta la sua lunghezza dalla ddukkena un vero e proprio sedile in muratura.
Altra caratteristica importante nella definizione di dammuso è il tetto a cupola, che crea internamente delle alte volte. Le cupole, con la loro maggiore superficie riscaldata dal sole, hanno lo scopo di far si che all’interno del dammuso non ci sia umidità ed in più costituiscono un ampio spazio per l’essicazione di alcuni prodotti agricoli. Non dimentichiamo, però, il ruolo principale della cupola, quello cioè di consentire la raccolta dell’acqua piovana nella jisterna, immancabile riserva d’acqua per ogni dammuso. A tal fine i bordi del tetto sono più rialzati rispetto alla base della cupola per far confluire più facilmente l’acqua nelle apposite kanallata.
Il dammuso-abitazione aveva sempre la facciata principale intonacata, a differenza del sardune o del dammuso di campagna lasciati grezzi a pietra viva, i pavimenti erano realizzati in cemento grezzo o nelle case dei più abbienti, con mattonelle decorate. Ancora tutt’ora si trovano, inoltre, volte arricchite da rilievi e decorazioni. Caratteristici gli antichi prospetti della zona sud-ovest (Scauri – Rekhale) costituiti da una veranda chiusa con archi chiamati occi d’archetto, oggi non più consentiti.
Più di recente è d’uso aggiungere sul terrazzo una copertura realizzata con una struttura di canne e legno chiamata cannizzato.
Le tecniche di costruzione del dammuso sono andate evolvendo col tempo: la più antica consisteva nella cosiddetta casciata. In pratica venivano realizzate due pareti di pietre più grosse, una interna ed una esterna con un intercapedine riempita di pietruzze, con questo tipo di tecnica i muri potevano arrivare a misurare anche due metri e presentavano diversi vantaggi: l’utilizzo di materiale di scarto; la possibilità di ricavare armadi (stip-a-mmuru) e nicchie (kasène) il mantenimento del microclima interno (fresco d’estate e caldo d’inverno).
Molto importante è l’esposizione di tutta la struttura la quale tiene sempre conto di due fattori principali: il riparo dai venti più intensi, ma soprattutto da quelli più freddi (non a caso in genere le pareti esposte a nord erano prive di aperture) e il garantire al dammuso la maggiore quantità di luce possibile.
Intorno agli anni 40-50 i dammusi cominciarono ad essere realizzati con la tecnica della muratura in pietra tagliata, questa aveva il vantaggio di ridurre i tempi di costruzione, anche se aumentavano i costi relativi all’approvvigionamento e alla lavorazione delle pietre che dovevano essere più rifinite.
Oggi i dammusi continuano ad essere costruiti, ma l’unico ruolo rimasto alla pietra è quello di rivestimento esterno, dal momento che il blocchetto di pomice ed il calcestruzzo hanno del tutto soppiantato la pietra tagliata.
Certo molto si è perso delle caratteristiche originali, in quanto le nuove costruzioni si sono dovute adattare alle modificate esigenze dei nostri tempi, prima tra tutte la presenza del bagno, assente del tutto originariamente. Ciò non toglie, comunque, che le libere interpretazioni usate oggi nella realizzazione di queste tipiche abitazioni, pur rispecchiando i gusti del progettista o del proprietario, nulla tolgono al fascino originale del dammuso.